Cosa potevo fare
se non portare la poltrona
[quella comoda di vimini e cuscini]
accanto alla finestra
e sedermi ad aspettare
Non era facile tenere a bada il polso
o il sussulto d’orgoglio che mi tentava alle spalle
della porta sbattuta
ma respiravo a fondo alleggerendo le dita
mentre disegnavano ramages
sulle cosce scoperte
E poi là fuori
passavano
Tante scarpe e andature da guardare
da incrociare per
svago
tra loro
come bamboline nella casetta da tè
Sorridevo -persino-
al gioco facile della stima
Aspettavo
interrogando le mie carte
con distrazione
perché c’era sempre un pezzo di cielo
a darmi la risposta