giovedì 22 novembre 2012

di Ferdinando Giordano



Tutto quanto è, d'improvviso esce. O lascia,
si acquatta nella terra, balza nella sua eternità.
Questo dinamismo può apparire involontario
in realtà è il fermo immagine del buio che ci provoca.
E' la prova che il corpo non si trattiene
nella scena. E' la scena che si proietta
in altri occhi.

Siamo vivi per un balzo non fatto,
acrobati concentrati nel silenzio

per antonomasia.



 

D'ottobre



Non ricordo la prima volta
in cui ho visto la pioggia conoscendone il nome

immagino fu nell’uno di cinquantaquattro
forse verso la fine
quando ottobre tornava in burrasche
e alla domanda
-quanti?-
sollevavo dal pugno l’indice
comprendendo appena che si preparava
una festa

Così oggi

perché sono qui
a contare senza dita che bastino
ma ancora posso ninnarmi nella pioggia
che canta dal soffitto